Sacrifici? Sì, certo, purchè si fermino al cancello di casa del mio vicino.
E così: farmacisti, avvocati, autotrasportatori, tassisti, magistrati, politici, e chi più ne ha più ne metta, protestano.
E’ tutto un “sì, è vero, però” molto italico.
Siamo il paese del benaltrismo e dei megaraccomandati che si permettono di chiamare “sfigata” una intera generazione di coetanei. Irridenti, alla fine ci meriteremo un’inutile stagione di traghettamento che, ancora una volta, non risolverà alcuno dei nostri storici problemi strutturali e ci riporterà a litigare ferocemente nelle sedi parlamentari, in quelle partitiche, associative, professionali, imprenditoriali. Perchè, in verità, è quello che sappiamo fare meglio e che ci piace di più.
Tutto per lasciarci immaginare una apparenza di rivoluzione che, in realtà, maschera la difesa dello status quo.
Alle quali, soltanto, è affidata ancora una volta la speranza di una rinascita.